mercoledì 28 febbraio 2018

13 peccati (2014)

Immaginate di essere vicini al giorno del vostro matrimonio e che la vostra fidanzata sia incinta, ma il vostro conto in banca è praticamente a zero e siete pieni di debiti. Inoltre dovete occuparvi di vostro fratello, affetto da ritardo mentale e di vostro padre, razzista e porco, appena sfrattato. Come se non bastasse tutto ciò, venite anche licenziati e sbeffeggiati dal vostro capo. A questo punto ricevete una telefonata e una voce misteriosa vi invita a partecipare ad un gioco che vi permetterà di diventare ricchi, a patto di superare tredici prove, via via sempre più impegnative e rischiose.
La prima prova è semplice, basta uccidere una fastidiosa mosca, la seconda, forse un po' più disgustosa è quella di mangiare quella mosca, ma una volta vinta la vostra reticenza, vedete che in tempo reale, ricevete soldi sul vostro conto corrente. La voce però via avverte che se decidete di partecipare, da quel momento non potrete più tornare indietro, pena la perdita di tutti i soldi accumulati fino a quel momento. A questo punto che fate? Accettate di partecipare o rinunciate?



Premetto che questo film è il remake di una pellicola thailandese del 2006 e che, stando a quello che si legge in giro per il web, non solo si discosta dal significato dell'opera originale, ma che manca anche della forza e della cattiveria della stessa. Tuttavia, avendo io visto solo il film di Daniel Stamm, non posso fare questo confronto, per cui il mio giudizio si base unicamente su quest'opera.
Diciamolo subito, "13 peccati" non è un film memorabile, ma tuttavia sa fare il suo lavoro, cioè intrattenere per circa novanta minuti, con buoni momenti di tensione e anche qualche scena cruda e violenta degna di "Hostel" o "Saw".



L'idea di base, forse non originalissima, è comunque accattivante e coinvolge fin da subito lo spettatore portandolo ad identificarsi con il protagonista, che si ritroverà a fare cose che in normali condizioni non avrebbe mai fatto, cose sempre più crudeli, illudendolo di essere diventato più forte di quello che crede.
Inoltre il ritmo è abbastanza incalzante, lasciando pochissimi momenti di pausa, cosa per cui non c'è tempo di annoiarsi e come già detto, quando viene fuori la parte horror splatter, questa colpisce duramente.



Non manca anche un pizzico di critica sociale, nei confronti di una società appunto, in cui se hai denaro, vai avanti e puoi programmare un futuro, altrimenti puoi pure schiattare, tanto i problemi sono tuoi. Certo questa parte non è approfondita come avrebbe potuto, ma meglio di niente, no?
Buona l'interpretazione dei personaggi, anche se Ron Perlman si limita al minimo sindacale.
Quello che invece è probabilmente il maggior difetto del film è il buonismo di cui è permeato, cosa che fa, in parte, vacillare la morale finale. Infatti sembra che il regista ci voglia dire che se, apparentemente, in condizioni estreme, chiunque è disposto a qualsiasi cosa, in realtà è impossibile cambiare la natura delle persone, che comunque avranno un limite alla loro caduta etica, oltre il quale non si spingeranno. Tuttavia qui ci viene presentato un personaggio che non ha scelta e che per forza di cose accetta di sporcarsi le mani, ma anche in queste occasioni, continua a venirci mostrato come una persona buona e reticente a superare le prove.



Personalmente ritengo che se fin dall'inizio, il protagonista avesse avuto una via di fuga, una possibilità di prendere una strada diversa, ma che per avarizia avesse scelto di prendere quella "più facile", il film avrebbe funzionato meglio.



Detto questo, "13 peccati" è un film piacevole, sicuramente non eccezionale, ma che fa il suo dovere di intrattenimento e più interessante di tante altre menate che hanno avuto maggior successo. Poi se siete tra quelli che hanno visto il film originale e che ritenete che questo sia solo l'ennesimo remake mal riuscito, beh quella è un'altra storia.

venerdì 23 febbraio 2018

Riflessi sulla pelle (1990)

Piccolo film, poco conosciuto, ma che racconta tante cose e lo fa molto bene.E' un film sulla perdita dell'innocenza, sull'abbandono dell'infanzia, sui mali del mondo e sulle paure dell'uomo. Pur svolgendosi praticamente tutto, sotto la luce accecante del sole nella campagna canadese, il film, per le tematiche che tocca, risulta inquietante e disturbante (non a caso questa pellicola viene associata ad alcuni lavori di David Lynch).



Il periodo è quello della seconda guerra mondiale e all'inizio vediamo Seth giocare con gli amici, tirando un brutto scherzo alla vedova del villaggio, facendole esplodere in pieno viso una grossa rana (il ragazzino e i suoi amici sono affascinati dai riflessi sulla squamosa pelle del grosso anfibio), a cui aveva gonfiato l'intestino.



Interessante è la combinazione del nome del ragazzino: Seth è legato alla mitologia egiziana come divinità dei morti, ma anche dio della guerra e della forza bruta, tutte tematiche che si ritrovano anche nel film. Dove (il cognome del bambino), in inglesi significa colomba, nell'iconografia cristiana, legata alla innocenza e alla purezza. Questi due aspetti, rispecchiano effettivamente la personalità del piccolo protagonista, che assiste all'evolversi degli eventi nella sua vita, con fredda indifferenza, come se tutto ciò per lui fosse "normale".



L'ingenuità di Seth, emerge quando, in seguito ai racconti del padre, crede di identificare nella vedova, un vampiro; così quando il fratello più grande, tornato dalla guerra e probabilmente, dalle isole dove si tenevano esperimenti nucleari (e qui c'è un altro riferimento al titolo, cioè i riflessi che le radiazioni hanno sui corpi dei bambini giapponesi) si innamora della donna, lui farà di tutto per tenerlo distante da lei. In realtà i segni che il bambino vede manifestarsi nel fratello (perdita dei capelli, gengive sanguinanti, dimagrimento...) e che lui crede essere dovuti ai morsi della vampira, altro non sono che le reazioni alle esposizioni nucleari.



Tutto ciò, mentre per il piccolo paese si aggira, all'interno di una grossa macchina nera (evidente simbolo del male) un gruppo di pedofili assassini. Ma quando verrà ritrovato il corpo di uno degli amichetti di Seth, lo sceriffo accuserà il padre del bambino, che tempo prima era stato sorpreso mentre aveva una relazione con un diciassettenne. In realtà l'uomo è omosessuale e si è sposato solo per far tacere le dicerie sul suo conto, ma questa nuova accusa ingiusta lo costringerà al suicidio, dandosi fuoco assieme alla pompo di benzina, e qui ancora una volta c'è un riferimento al titolo quando la vedova fa riferimento ai riflessi delle fiamme.



Un'altra chiave di lettura potrebbe essere invece quella della superficialità delle apparenze, dunque come i protagonisti si soffermino solo alla superficie delle cose, alla pelle per l'appunto: Seth crede che la vedova sia una vampira, la sceriffo accusa ingiustamente il padre del bambino, e suo fratello si sofferma sul fascino dei riflessi sui volti dei bambini giapponesi, causati dalla bomba...Alla fine però, l'unico a crescere, e a capire che le cose sono più profonde di quello che appaiono, è proprio Seth, che non troverà altra soluzione che urlare al cielo, la propria rabbia e la propria impotenza.

sabato 17 febbraio 2018

Le sigle di ieri, per me le migliori...




Qualche settimana fa, chiacchierando con la mia fidanzata, si discuteva su quali fossero le sigle dei cartoni animati migliori. Lei, più giovane di me di una dozzina d'anni, preferisce quelle della sua giovinezza, mentre io quelle della mia.
Si, va bene, anche quando ero bambino io, sono state prodotte sigle bruttine, come ne sono state fatte di belle anche ora che sono adulto, ma generalmente parlando sono sempre convinto che quelle scritte tra gli anni 70 e gli anni 80 siano decisamente migliori e questo perché una volta c'era quel piccolo oggetto che risponde al nome di quarantacinque giri che doveva vendere più copie possibile e per questo venivano chiamati fior fiori di musicisti per scriverle e interpretarle.



Da piccolo ne avevo una montagna di questi dischi, poi una volta, pensando che cominciassi a essere troppo grande, mia mamma li regalò tutti, ma ancora li ricordo con affetto.
Proverò ora a esaminare alcune di queste sigle e dico proverò perché musicalmente sono abbastanza ignorante, dunque non sarei in grado di usare termini tecnici o precisi, ma vedremo di capirci comunque e se farò qualche sbaglio o imprecisione, sarò lieto di essere corretto.
Ma ora cominciamo:


Questa è la sigla de: "Astro robot contatto ypislon" e la prima cosa che salta all'orecchio è la base ritmica...E' una figata pazzesca ed è di una carica energetica più unica che rara...Del resto dietro alla musica e al testo c'è un tizio che risponde al nome di Vince Tempera...e scusate se è poco...

E sempre il maestro Tempera ha scritto quest'altra sigla:





A meno che non abbia l'orecchio del tutto fuso, qui c'è una base blues...Oh...Un blues come sigla di un cartone animato...ma quando mai oggi?


Ora inserirò un paio di sigle dei mitici "Cavalieri del re", autori tra l'altro della sigla originale di "Lady Oscar" che però non sarò tra quelle prese in considerazione qui di seguito.


In questa sigla si parte con un coro che ricorda quelli delle tribù africane e poi c'è quella stupenda voce femminile, potente, ma delicata che fa invidia a tante voci più "importanti"


A farla da padrone qui è il testo: dolce, poetico, malinconico e addirittura potrebbe essere decontestualizzata dal cartone animato per essere dedicata direttamente al romanzo di De Amicis.


Ne "La ballata di Fiorellino" la base sembra addirittura un valzer e l'arrangiamento è sostenuto da un piano hawaiano e una batteria synth

Altra sigla che spacca è quella di "Blue Noah"


Partiamo col dire che il paroliere qui è Franco Migliacci, uno che ha scritto cose come "Nel blu dipinto di blu", "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones", "Ma che freddo fa" e moltissime altre canzoni che fanno parte della storia musicale italiana.
Poi c'è la base musicale, scritta da Douglas Meakin, leader dei Superobots che hanno cantato tante altre sigle. Mica male l'uso delle chitarre no?

Potrei andare avanti quasi all'infinito, in quegli anni ce n'erano di sigle pazzesche alcune delle quali le preferisco a quelle che ho qui inserito, ma ho cercato di pescare di qua e di là, in modo da mostrare la varietà di stili e che venivano usati.

Concludo con un'ultima sigla, scritta e cantata sempre da un cantautore, forse non tra i più celebri, ma che ha avuto un bel po' di successo; Nico Fidenco.
Ascoltate ancora una volta le parole, perché ancora una volta, in alcuni passaggi, si può quasi parlare di poesia.



Ah, no un'attimo...dimenticavo una alle quali sono più legato, anche perché il cartone animato in sé era stupendo:



E ora ho concluso davvero e lascio a voi la parola...


martedì 13 febbraio 2018

25 indiscrete domande cinematografiche

Questo post girava qualche anno fa su facebook, ho pensato di riprenderlo in mano e riproporlo qui, in parte per vedere come sono cambiate le mie risposte e in parte per rendervi partecipi e vedere le vostre. Dunque, come si suol dire, bando alle ciance e cominciamo:




01. Il personaggio cinematografico che vorresti essere: Domanda difficile, sono molti i personaggi cinematografici che mi piacciono...Va beh, diciamo Keyser Soze
02. Genere che ami e genere che odi: Odiare direi nessuno, diciamo che ho qualche difficoltà coi musical; invece i miei generi preferiti sono i drammatici, gli horror e i thriller
03. Preferisci i film in lingua originale o doppiati? Per pigrizia mentale dico doppiati, ma se necessario me li gusto ugualmente in lingua originale con sottotitoli
04. L'ultimo film che hai comprato: In realtà sono sette film, "Frenesia del delitto", "La doppia vita di Dan Craig", "Ritratto di famiglia con tempesta", "13 peccati", "The Witch", "Matinee" e "Possession"
05. Sei mai andato al cinema da solo? Per molto tempo era un'abitudine andarci da solo, da un paio d'anni molto meno
06. Cosa ne pensi dei Blu-Ray? Visti raramente...non saprei che dire...
07. Che rapporto hai col 3D? Non amo molto il 3D, di solito preferisco il normale formato, salvo rare eccezioni
08. Cosa rende un film uno dei tuoi preferiti? Oh...ci sono tanti aspetti; le emozioni che mi trasmette, la capacità di farmi riflettere, il disegno dei personaggi, ma anche, più semplicemente, se è in grado di farmi distrarre per qualche ora...
09. Preferisci vedere i film da solo o in compagnia? Dipende dalla compagnia, ma quando vedo un film, di solito tendo a isolarami...
10. Ultimo film visto (al cinema, oppure no): Proprio stanotte ho fisto "L'uomo di bronzo" di MIchael Curtiz, con Edward G. Robinson, Bette Davis e Humphrey Bogart




11. Un film che fa riflettere: Ce ne sono a migliaia..."Orizzonti di gloria" (sulla guerra), "Mean Creek" (sul bullismo), "Il pianista" (sull'olocausto), "Salaam Bombay" (sulla povertà), "Dov'è la casa del mio amico" (amicizia e diversa realtà)...e potrei continuare pressoché all'infinito
12. Un film che fa ridere: Anche qui c'è l'imbarazzo della scelta, tra i tanti nomino "Clerks", "La dea dell'amore", "La cena dei cretini"...
13. Un film che fa piangere: Uno degli ultimi che ho visto al cinema, "7 minuti dopo la mezzanotte", mai versate così tante lacrime in sala...
14. Un film orribile: Uno qualsiasi di Uwe Boll
15. Un film che non hai visto perché ti sei addormentato: E' brutto ammetterlo ma, a causa dei ritmi sballati, mi è capitato qualche volta di abbioccarmi durante la visione di un film, ma l'unico che proprio ho dormito dall'inizio alla fine è stato "Franklyn"
16. Un film che non hai visto perché stavi facendo le "cosacce": Mai capitato...per ora...
17. Il film più lungo che hai visto: Credo "C'era una volta in America", ma ho ancora in stand-by "Novecento" di Bertolucci...
18. Un film che ti ha deluso: "Avatar", bello si per carità, ma a livello emozionale non mi ha dato molto...
19. Un film che sai a memoria: "L'attimo fuggente" o "Stand by me"
20. Un film che hai visto al cinema perché ti hanno trascinato: Non mi hanno mai obbligato a vedere film per cui non avessi anche un minimo interesse




21. Un film più bello tratto da un libro? Altra domanda difficile...."Stand by me" (di nuovo), oppure "Le ali della libertà"...ma ce ne sono tanti...
22. Il film più datato che hai visto? Alcuni corti di Méliès
23. Miglior Colonna Sonora: Anche qui si potrebbe rispondere mille film...una delle tante di Morricone, ma anche "Guerre Stellari", oppure quella di "Into the wild"...
24. Miglior Saga: "Il signore degli anelli"?  "Star wars"?, "Il padrino"? tutte molto belle, ma dico "Ritorno al futuro"
25. Miglior Remake: "La cosa" di Carpenter remake de "La cosa da un altro mondo" di Howard Hawks o "La mosca" di Cronenberg remake de "L'esperimento del dottor K" di Kurt Neumann



Il passaggio successivo è nominare sette amici che, se vogliono possono rispondere a loro volta alle domande e quindi passare la mano ad altre sette persone...I miei sette nominati sono:

La Bara Volante
Il Bollalmanacco di Cinema
Moz O'Clock
La Fabbica dei Sogni
Pietro Saba World
La Collezionista di Biglietti
Solaris

giovedì 8 febbraio 2018

Somnia (2016)

Cody è un bel bambino di otto anni, che dopo aver perso la madre (del padre non si sa nulla), viene dato in affidamento a varie famiglie, ma poi, ogni volta il bambino fa ritorno agli assistenti sociali, in seguito a diverse tragedie. Jessie e Mark sono una coppia che sta cercando di elaborare il lutto per la perdita del loro figlio Sean, annegato nella vasca da bagno e decidono di prendere in adozione il piccolo Cody. Presto si accorgeranno che i sogni del bambino diventano reali, ma non solo quelli...



Il sonno dovrebbe essere il posto più sicuro del mondo, un luogo di pace dove riposare dopo una giornata pesante, un'isola tranquilla dove ricaricarci e recuperare le energie e dove nulla può farci del male, nemmeno nel peggiore dei nostri incubi, infatti basta svegliarsi per sfuggire alle nostre paure inconsce, ma nel mondo del cinema si sa che le cose sono ben diverse.
Già nel 1984 infatti, Wes Craven aveva infranto questa barriera creando il personaggio di Freddy Krueger, l'uomo nero che uccide i ragazzi entrando nei loro sogni, cosicché anche quest'ultimo rifugio ha perso quell'alone di sicurezza che aveva sempre caratterizzato il mondo dei sogni.
Ma se nella saga di "Nightmare", il babau poteva esercitare il suo potere solo entrando nei sogni dei protagonisti, nel film di Flanagan sono i sogni del piccolo Cody a materializzarsi nella realtà e a interagire con le persone a lui vicine.



Dopo il successo di "Oculus - Il riflesso del male" (film a cui dovrò dare una seconda possibilità dato che la prima non mi aveva entusiasmato molto), Mike Flanagan si fa conoscere al grande pubblico e realizza questo "Somnia" ("Before I awake" nell'originale), sceneggiatura alla quale è più legato.
La pellicola, pur restando fedele ai dettami del cinema più commerciale, si avvicina a quegli horror moderni ("Babadook", "The Witch"...) di stampo più indipendente in cui il soggetto soprannaturale ha radici in paure e ossessioni decisamente più reali. Niente male per un regista che per lungo tempo, per paura, si è rifiutato di vedere film horror, ma compensando questa mancanza crescendo a pane e Stephen King.



Un altro elemento portante del film è la tematica dell'elaborazione del lutto.
Da una parte abbiamo Jessie,una donna che pur di poter rivedere e riabbracciare l'amato figlio, non esita a sfruttare il potere di un bimbo che invece dovrebbe solo amare e proteggere, arrivando al punto di drogarlo, pur di farlo dormire, nascondendosi poi dietro al suo, effettivo, bisogno di sonno. Dall'altra c'è Cody, un bambino che avendo subito lo shock della perdita della madre quando era ancora piccolo, ha elaborato il dolore dando vita e forma al "mostro" che si è portato via l'amata genitrice.



Il finale, seppur non del tutto consolatorio (per fortuna altrimenti avrebbe rovinato il valore del film), lascia comunque aperto ad possibile "happy end" o comunque ad un futuro migliore per i protagonisti.
Buono il disegno dei personaggi, in particolare quello di Jessie, che prima di evolversi in "farfalla" deve subire un doloroso percorso di metamorfosi, mostrando le sue debolezze e risultando anche egoista, nel suo desiderio di rivedere il figlio perduto, ma appunto per questo è anche il personaggio più empatico.
Assolutamente adorabile il piccolo Cody, (interpretato da Jacob Tremblay che abbiamo visto nel bellissimo "Room") forse eccessivamente buono, ma era quello che richiedeva il ruolo.



Concludendo si può dire che "Somnia" sia un buon film (che abbiamo rischiato di non vedere quando la casa di produzione ha fallito costringendo a posticiparne l'uscita), magari non eccezionale (sulla tematica dell'elaborazione del lutto ha fatto meglio "7 minuti dopo la mezzanotte"), ma che non delude, riuscendo nell'intento di tenere con il fiato sospeso in diverse sequenze e conquistando con l'autenticità dei suoi protagonisti. E ancora grazie alla Midnight Factory che ha curato l'uscita in home-video

venerdì 2 febbraio 2018

Autopsy (2016)

In una cittadina della Virginia, all'interno di una casa dove è avvenuto un misterioso pluriomicidio, viene trovato sepolto il corpo di una ragazza sconosciuta. Per far luce su quel mistero, lo sceriffo porta il cadavere dal locale patologo chiedendogli di scoprire qualcosa entro la mattina successiva.
L'uomo, assieme al figlio che inizialmente era riluttante, comincia l'autopsia, ma ben presto i due si accorgeranno che quel corpo nasconde pericolosi segreti.





Che dire? "Autopsy" o meglio ancora "The autopsy of Jane Doe" (John Doe/Jane Doe è il nome con il quale vengono chiamati, in campo giuridico, le persone la cui identità è ignota o deve rimanere tale, e in particolare quando vengono ritrovati cadaveri non identificati) è un horror scritto e diretto benissimo per almeno cinquanta minuti e anche quando nell'ultima mezz'ora si allinea sull'horror più "convenzionale", non perde di interesse.



André Øvredal ("Troll Hunter") dirige il film in maniera chirurgica, asettica, quasi metaforizzando la trama dello stesso, senza soffermarsi per forza su particolari raccapriccianti, ma mantenendo piuttosto un distacco da "patologo" e concentrandosi di più sul mistero e sulle atmosfere.
Infatti per tutta la prima parte il film tiene incollati allo schermo, con un tensione sempre più crescente fino ad un climax, che se anche non mantiene tutte le promesse fatte fino a quel momento, riesce a portare a casa un buon risultato.




Sarà che, almeno in parte, la pellicola ha qualcosa di carpenteriano, sia nelle atmosfere che nell'uso della fotografia, che è appunto uno dei migliori pregi del film.
Buona è anche la sotto-trama famigliare, in cui emergono i caratteri dei due protagonisti principali, interpretati molto bene da Brian Cox ed Emile Hirsch, che sembrano trovarsi a loro agio nel ruolo di padre e figlio. A loro due, come co-protagonista va aggiunta l'esordiente Olwen Kelly, nella parte del cadavere Jane Doe.



Insomma, questo "Autopsy" si rivela essere un horror decisamente interessante, con una prima parte originale, che mette in scena una buona dose di tensione e qualche brivido autentico e che grazie alla totale mancanza di ironia, cosa fin troppo abusata in molti horror moderni, riesce a essere convincente anche quando la trama perde di audacia. Tra i migliori horror dell'anno.