lunedì 31 dicembre 2018

Anche libero va bene (2005)

Concludo l'anno con una vecchia recensione, questa volta leggermente corretta, sperando che con l'anno nuovo riuscirò a sfruttare meglio il tempo che mi sarà concesso, per postare cose nuove.
Nel frattempo auguro a tutti una buona fine...



Tommi (Alessandro Morace) ha undici anni e vive con la sorella Viola e il padre Renato (Kim Rossi Stuart)che cerca di crescere i figli alternando attimi di dolcezza a veri e propri scatti d'ira, rivolti soprattutto verso il piccolo Tommaso, per renderlo forte di fronte alle avversità della vita.
Tutto sommato questa particolare famiglia riesce a vivere mantenendo un seppur precario equilibrio. Equilibrio che viene spezzato dal ritorno della madre dei due bambini (Barbara Bobulova), fuggita più volte di casa per soddisfare i suoi desideri sessuali ed economici. 



Kim Rossi Stuart, alla sua opera prima, fa subito centro, con un film intenso e sincero. Per se stesso ha ritagliato il ruolo scomodo di Renato, padre orgoglioso e talvolta irascibile, che prende la vita e i rapporti con gli altri, come una gara da cui deve uscir vincitore e seppur capace di forti dimostrazioni d'affetto, fatica a capire il mondo di suo figlio Tommi che, a sua volta, ancora non riesce (o non può) capire le difficoltà e le problematiche della vita adulta.



Il bambino perciò si rifugia nella sua timidezza e seppur controvoglia, asseconda il padre che lo preferisce a nuotare in piscina piuttosto che a correre sul campo di calcio, come lui preferirebbe.
Il difficile rapporto con il genitore, i primi turbamenti amorosi, l'arrivo di un ragazzino introverso, l'amicizia con il nuovo vicino di casa, di famiglia benestante, sono il mondo in cui Tommaso impara a crescere. A volte scappa sul tetto di casa, camminando sul bordo del cornicione, come a dimostrare il proprio equilibrio e poi dall'alto osserva il mondo, nascosto alla vista degli altri e in questo modo protetto. 



Quando poi torna la madre Tommaso non sa come comportarsi, disilluso dal comportamento della donna, ma allo stesso tempo desideroso del suo affetto. Alla fine dopo l'ennesimo litigio col padre che lo ha cacciato di casa, sarà proprio Tommi a fare il primo passo per riavvicinarsi al genitore, dimostrandosi per una volta più adulto del padre che scoppierà in un pianto liberatorio. Pianto in cui si abbandonerà finalmente anche il bambino, dopo averlo trattenuto per tutto il film, nella sequenza finale sull'autobus, mentre legge la lettera che la madre gli ha lasciato, in una scrittura infantile e piena di errori, simbolo della sua immaturità. 



Tutti i protagonisti hanno dato grande prova d'attore, ma su tutti va sengalato il giovane Alessandro Morace i cui sguardi, le smorfie e la melanconia, arrivano dritte all'animo degli spettatori.

venerdì 28 dicembre 2018

Meglio tardi che mai: Auguri e grazie...

Con un po' di ritardo, arrivo a salutarvi e a farvi gli auguri di buone feste. Natale è passato, per cui sarà per capodanno ed Epifania...
Avevo pensato a lungo su cosa scrivere per questo Natale; negli anni passati scrissi post cinematografici, ma questa volta mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di diverso. Pensavo che avrei potuto inventarmi una lettera per Babbo Natale, magari divertente e curiosa oppure più seria per raccogliere le somme di questo 2018, ma non avevo le idee abbastanza chiare. Alla fine avevo deciso di scrive semplicemente un post di auguri per voi, pochi ma affezionati followers, ma quello che è mancato è stato il tempo; infatti in questi giorni sono stato con la mia compagna e le mie bimbe, ma tra pappe, pannolini, ultimi acquisti, visite ad amici, il tempo per mettermi al pc è stato veramente poco e anche quando averei avuto qualche minuto, ero decisamente troppo stanco...senza contare che mi è arrivato un potente raffreddore.
Anche questo post, a differenza di altri, sarà molto breve; mi auguro che abbiate passate un sereno giorno di Natale, che abbiate trovato qualche bel regalo sotto l'albero (non per forza materiale) e augurarvi nuovamente buone feste, ringraziandovi per questi bei mesi passati assieme.
Nei prossimi giorni proverò, impegni permettendo, a concludere il 2018 con qualche nuovo post, sperando di leggervi anche nel 2019.


mercoledì 19 dicembre 2018

I telefilm dimenticati (2) - Due onesti fuorilegge

Il genere western ha sempre avuto un grande successo negli Stati Uniti fin dalle sue origini nei primi anni del XX secolo. Il genere è passato dai classici film, di stampo "epico" (alla John Ford per capirci), allo sparatutto, fino ad arrivare al western revisionista, in cui il genere è stato rivisitato, grazie soprattutto allo "spaghetti-western" inventato in Italia.
Ma questo non fu un genere relegato solamente al cinema, infatti sono diverse le serie tv ambientate durante quel periodo, alcune che hanno avuto un enorme successo (Bonanza, Ai confini dell'Arizona, La grande vallata, La signora del West...), altre di scarso successo e poi, altre ancora, che avevano avuto una discreta popolarità, ma poi sono state, in parte dimenticate. Tra queste va ricordato "Due onesti fuorilegge"




La serie, il cui titolo originale era "Alias Smith and Jones", è stata prodotta tra il 1971 e il 1973 e conta tre stagioni per un totale di cinquanta episodi della durata di 45 minuti l'uno, mentre in Italia fu mandata in onda la prima volta nel giugno 1982 su rete4.
La trama racconta le vicende di Hannibal Heyes e Kid Curry, due banditi del vecchio West, che stanchi del loro stile di vita, fanno un patto con il governatore del loro stato, che in cambio dell'amnistia, chiede loro di tradire i loro ex compagni e di consegnarli alla legge. Tuttavia, l'accordo prevede che per un anno intero, nessuno debba sapere di questa amnistia, così durante tutto questo periodo, i due protagonisti rimangono ricercati, con tanto di taglia sulla loro testa.
Hanno però due nuove identità, rispettivamente quelle di Joshua Smith e Thaddeus Jones.




La serie, nonostante qualche replica, in Italia non ha avuto un grosso successo, tanto che è difficile recuperare informazioni, se non quelle principali riguardanti trama e cast, o filmati che non siano quelli originali statunitensi.
Eppure lo ricordo come un telefilm che riusciva ad appassionare anche me, che non amo moltissimo il genere western e che sapeva unire le classiche avventure del Far West a toni da commedia che ne alleggerivano le sfumature, senza però inficiarne la qualità.

Peter Duel, ha intepretato Hannibal Heyes solo per i primi 33 episodi e in seguito alla sua morte, avvenuta per suicidio con un colpo di pistola alla testa il 31 dicembre 1971, Per i restanti diciassette episodi è stato sostituito da Roger Davis, già narratore esterno della serie.



Pur non avendo pretese di realtà, i personaggi sono opera di finzione va ricordato che un Kid Curry è veramente esistito. Il bandito, il cui vero nome era Harvey Logan, lavorò con Butch Cassidy nel Muchio Selvaggio e sembra fosse il più feroce. Le coincidenze finisco però qui, infatti a differenza di quanto accadde nella realtà, nella serie la violenza è quasi del tutto assente e si concentra sulla versione "romantica" che si ha dei banditi.

Fonte Wikipedia

giovedì 13 dicembre 2018

Dylan Dog 387: Che regni il caos! - Ben venga il caos, perché l’ordine non ha funzionato.




A fine novembre è uscito il Dylan Dog numero 387, intitolato "Che regni il caos!" che apre il ciclo della meteora, ovvero una serie di tredici numeri con storie collegate tra loro e che porteranno al numero 400 in cui dovrebbe esserci una nuova evoluzione del personaggio creato da Tiziano Sclavi (o comunque a grosse novità).
Già dalla copertina, splendidamente disegnata da Gigi Cavenago (molto bello l'uso dei colori), si capisce che qualcosa di incredibile sta per accadere; infatti sulla scritta "Dylan Dog" cominciano a comparire delle crepe. Crepe che, a quanto pare, finiranno con il totale sgretolamento del titolo, metafora del cambiamento che il personaggio e, forse, l'intera testata, sta per subire.
Roberto Recchioni, con questo numero, ci regala uno degli album più belli degli ultimi anni, forse non perfetto, ma che riesce a strizzare l'occhio all'Old Boy di sclaviana memoria, tanto caro a tutti noi, ma contemporaneamente inserisce delle importanti novità che rendono il futuro di Dylan piuttosto interessante.



L'albo è diviso nettamente in due parti (e infatti sono stati chiamati due disegnatori: Leomacs e Marco Nizzoli), una più punk/rock, l'altra, per citare lo stesso Recchioni più jazz.
A muovere i fili di questa intricata trama, troviamo John Ghost, nuova nemesi di Dylan Dog, che inizialmente libererà la furia omicida di Axel Neil, dalle fattezze simili a Slash dei Guns 'n' roses, in una prima parte fortissimamente splatter, come da tanto tempo non si vedeva e dalle numerose (forse fin troppe) citazioni dal mondo della musica rock.
Nella seconda parte, le manovre di Ghost si fanno più complesse e articolate: infatti il misterioso magnate riuscirà a trasformare Dylan in un vero e proprio eroe multimediale, osannato dai normali cittadini, ma ora anche da tutta quella stampa che una volta lo additava come ciarlatano.
Questi nuovi panni però, non piacciono all'inquilino di Craven Road, anche perché, sempre secondo i piani di John Ghost, i suoi gesti e le sue parole verranno travisate, portando la popolazione a gesti di giustizia sommaria, contro a poveri innocenti.
E qui abbiamo un altro punto di svolta del personaggio, avvicinandolo di più alla concezioni del suo nuovo curatore Recchioni, ma senza snaturarlo da quello che era il pensiero di Tiziano Sclavi; infatti, salvando Lord Chester (altro gradito ritorno tra le pagine della serie regolare) dal linciaccio, Dylan dirà alla folla inferocita: "...ma i veri mostri siete voi".



Questa frase solo all'apparenza ribalta il concetto tanto caro al papà dell'indagatore dell'incubo, che parteggiava per i freaks, per gli ultimi, per quelli considerati scherzi della natura, tanto da far dire spesso a Dylan che preferiva stare dalla parte dei mostri.
In realtà a cambiare è la concezione della parola mostri, non più intesa come "diversi", ma come esseri malvagi e proprio partendo da questi presupposti, Dylan accusa gli uomini di essere i veri mostri e presentandosi nell'ultima vignetta come "essere umano".
Concludendo, questo "Che regni il caos!" è un buon album, certamente non perfetto, ma che pare segnare l'inizio di una strada che, per lo meno, porterà a interessanti novità.

mercoledì 5 dicembre 2018

[TAG] I miei Natali del passato



Pur senza venir nominato, partecipo ugualmente al tag dell'amico Miki Moz sui Natali del passato, anche perché questi post nostalgici mi piacciono e mi consento di variare rispetto alle solite recensioni o racconti.
Io non nominerò nessuno, ma se qualcuno volesse accodarsi e partecipare al tag, può consultare le regole generali sul post di Miki Moz.
Ma ora iniziamo:

GIOCHI

Tra carte, tombola e giochi di società, non ho mai avuto modo di annoiarmi durante le vacanze natalizie della mia infanzia, giovinezza e maturità. Spesso erano giochi che ci venivano regalati gli stessi Natali, come Cluedo, Heroquest o Master Quiz. Poi c'è stato un periodo in cui non si sfuggiva a lunghe maratone di Scarabeo, unico gioco a cui partecipava mia zia e che seppure mi piacesse molto mi era arrivato alla nausea.

FUMETTI

Beh sicuramente qualche Topolino, che storia a tema natalizio ne ha scritte a centinaia e poi Dylan Dog, che ha usato le storie ambientate durante le festività come critica sociale e metafora di un mondo non troppo giusto.




FILM

A parte l'ultimo anno che mi ha visto impegnato totalmente con la mia nuova famiglia, sono sempre andato al cinema durante tutto l'anno e il periodo natalizio non faceva eccezione, anzi...Ora non ricordo di preciso titoli visti in questo periodo, se non quelli della mia prima doppietta al cinema, proprio il giorno di Natale, assieme ad un amico "I fiumi di porpora" al primo spettacolo e "Wonder boys" a quello successivo.

(Se volete, invece, QUI trovate una piccola selezione di consigli di film a tematica natalizia che ho pubblicato un paio d'anni fa)

TELEVISIONE

Soprattutto quando ero più piccolo, durante il Natale, la televisione si trasformava e oltre a trasmettere corti della Disney e telefilm con puntate a tema c'erano numerose trasmissioni tv con puntate speciali, spesso con bambini protagonisti al posto degli adulti. Poi naturalmente ci sono tutti quei film che vengono trasmessi ogni singolo Natale e che ormai sono entrati nella tradizione: "I Gremlins", "Un poltrona per due", "Il piccolo lord", "Jack Frost" e molti altri...

CANZONE

Canzoni natalizie che mi piacciono sono diverse, avevo pensato di mettere "Happy Xmas (War is over)", ma già molti dei miei colleghi blogger lo avevano già fatto, avevo poi pensato a "Thanks God it's Christmas" dei Queen (questo peraltro sarebbe stato il periodo giusto, data l'uscita del film sulla band inglese) o alla più impegnata "Natale" di Francesco De Gregori, poi però mi è ricapitato di riascoltare questa canzone che non sentivo da tanti anni, forse proprio dagli anni dell'infanzia e l'effetto amarcord ha fatto tutto il resto per cui ecco a voi:



CIBO

Pasticcio di carne, tortellini in brodo, risotto, faraona ripiena, patate al forno, fagioli, lenticchie...e così via, piatti normalissimi, ma che a Natale acquistavano qualcosa di più speciale...E poi naturalmente i dolci: cioccolato, torrone, mandorlato, pandoro e panettone...

LUOGHI

Come dice il proverbio "Natale con i tuoi...", per cui dopo la messa si stava a casa nostra o di qualche parente e poi si completavano i giri dei conoscenti per gli auguri. Solamente da più grande, stanchi delle lunghe giornate casalinghe abbiamo cominciato a uscire. soprattutto la sera per andare al pub, al cinema o in qualche posto per svagarci un po'. Dovessi scegliere un unico posto però, probabilmente direi la stazione di Padova, dove per qualche anno ci siamo recati con gli amici per la messa di mezzanotte dedicata ai senzatetto, dove alla fine venivano distribuiti cioccolata calda e pandoro.

LIBRI

A parte gli ultimi anni che mi sono un po' impigrito, ho sempre letto moltissimo e le festività mi davano modo di concentrarmi maggiormente su questa mia passione, ma se dovessi ricordare di preciso titoli letti in questo periodo, non saprei che pesci pigliare. Tuttavia non posso citare la lettura natalizia per eccellenza: "Il canto di Natale" di Dickens



VIDEOGAMES

Anche in questo caso non ho ricordi di giochi particolari, ma posso citare i giochi a cui giocavo anche durante tutto il resto dell'anno come "Monkey Island" o "Indiana Jones and the Tales of Atlantis" oppure le lunghe partite a "Sensible soccer", "Fifa" o al calcio manageriale...Ancora prima ci sono stati i numerosi giochi del Commodore 64 di cui non ricordo un titolo

LIFE

La mattina di Natale, come ogni bambino che si rispetti, ci si svegliava presto, si andava a saltare sul letto dei nostri genitori, in modo da svegliare anche loro e poi si andavano a scartare i regali, anche quando già sapevamo di cosa si trattava, dato che a Babbo Natale non ci credevamo più da un pezzo. Poi si andava a messa e dopo di ciò si andava a pranzo, di solito coi parenti di mamma e solo più tardi, verso sera, si facevano i vari giri degli altri parenti e amici. Gli altri giorni venivano passati tra giochi, tv, passeggiate, anche a seconda del tempo. I ricordi più vivi vanno all'anno della grande nevicata, nel 1985 se non sbaglio, la prima che forse vedevamo noi piccini e la settimana bianca fatta qualche anno dopo con tutta la famiglia.

FOTO DI UN NATALE PASSATO


Il mio primo Natale, seduto sul tappeto di casa di nonna, dove spiluccavo il panettone per andare in cerca dell'uvetta che tanto mi piaceva (e che ancora mi piace). Si lo so, sono strano...:)

Come ho già detto non nomino nessuno, ma se volete accodarvi ben venga. Magari lasciatemi un link al vostro posto così possono venire a curiosare nei vostri blog.

lunedì 26 novembre 2018

Germania anno zero (1948)

Ancora una volta, a causa di vari imprevisti, invece di pubblicare di qualcosa di totalmente inedito, di ripescare una vecchia recensione:

Nella Berlino del dopoguerra, città distrutta e in ginocchio, Edmund, un ragazzino tredicenne, deve provvedere al mantenimento della sua famiglia. Un padre invalido, un fratello disertore ricercato come ex nazista, e la sorella che si prostituisce ai soldati alleati. Giorno dopo giorno la vita è sempre più triste e difficile, finché Edmund incontra un suo ex maestro: un individuo ambiguo e cinico, al quale il ragazzino chiede aiuto. L'uomo "plagia" la mente del ragazzino con assurde teorie sui più deboli che devono soccombere per permettere la sopravvivenza dei più forti. Ispirato da tali discorsi, Edmund avvelena il padre. Preso dai rimorsi e dai sensi di colpa, il bambino torna dal maestro, che invece di confortarlo lo tratta da assassino. Edmund allora comincia a vagare tra le macerie di Berlino, entra in una chiesa, sale sul campanile dopo aver visto il carro funebre che porta via il corpo del padre morto, si lascia cadere nel vuoto.



Film con il quale conclude un ideale trilogia della guerra, dopo "Roma città aperta" e "Paisà", è per Rossellini un'opera di transizione tra il neorealismo e l'attenzione ai drammi esistenziali dell'uomo. Nel film si vede una Berlino segnata dalla guerra, ma non solo fisicamente, anche socialmente e psicologicamente. Città in cui regnano degrado, microcriminalità e forti contraddizioni e in cui il piccolo protagonista cerca di sopravvivere, schiacciato dalle molte responsabilità e da un infanzia perduta, tra lavori precari e le oscene proposte del vecchio maestro. 



Ed è proprio la figura dell'insegnante ad esprimere al meglio la crudeltà e la mostruosità del momento; quella che dovrebbe essere una figura di riferimento e di conforto, e che dovrebbe avere un ruolo pedagogico, si rivela invece essere un mostro pronto ad approfittare del momento di confusione per esprimere le sue tendenze pedofile e per esporre la sua ideologia nazista in particolare circa gli esseri inferiori che devono essere eliminati perché sono solo parassiti. Anche la famiglia però, che dovrebbe essere una sorta di cellula di protezione, si rivela invece essere inadeguata per la crescita del giovane Edmund, che non solo non è protetto dai suoi cari, ma vi deve pure provvedere. 



Uccidendo il padre, su suggerimento dell'ipocrita maestro, Edmund è realmente convinto di fare la cosa giusta, di fare del bene. Come De Sica, anche Rossellini, punta il dito contro gli adulti per la formazione delle nuove generazioni e in questo contesto il suicidio del ragazzino assume un ruolo di liberazione. Edmund è una vittima della guerra causata dalla follia degli adulti. L'anno zero del titolo è un anno che ancora deve venire, è quell'anno in cui si riuscirà a ricostruire un futuro per le nuove generazioni.

venerdì 16 novembre 2018

Stella (2008)

Stella ha undici anni, e vive con i suoi genitori che gestiscono un bar-locanda nella banlieue parigina, frequentato per lo più da disadattati e alcolizzati. Quando inizia a frequentare la prima media, di un istituto “borghese”, la ragazzina sente che manca qualcosa nella sua vita; infatti mentre sa tutto sul calcio, sui giochi di carte e sui “fatti della vita”, all’inizio a scuola ha solo brutti voti. L’amicizia con una compagna di classe, figlia di intellettuali argentini la spingerà a migliorarsi e a desiderare qualcosa di più di quello che la vita le ha dato finora.



Stella è un piccolo film francese, da noi distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti, ma in talmente poche copie che pochissimi lo conosceranno. Eppure è un film che merita molta attenzione; delicato e intelligente strizza l’occhio sia al Truffaut de “I quattrocento colpi” e “Gli anni in tasca”, sia allo stile dei fratelli Dardenne. Impossibile non affezionarsi alla piccola protagonista, una bravissima Léora Barbara, costretta a crescere in un ambiente non adatto ad una ragazzina della sua età. I suoi modelli sono ubriaconi, giocatori incalliti, piccoli criminali; assiste spesso a risse e una volta persino ad un omicidio.



E i suoi genitori non sono figure migliori, con i loro problemi (di coppia e personali) non riescono a seguire la figlia nel delicato periodo del passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Così Stella si costruisce un muro, una barriera che le impedisce di relazionarsi con gli altri e di esplorare strade diverse, rassegnata all’ignoranza che il suo contesto sociale pare volerle cucire addosso. Tuttavia, quando comincia a frequentare una scuola nuova, comincia a sentire l’esigenza di adattarsi a questa nuova realtà, di essere più simile a quei compagni così “intelligenti”.



Inoltre sente il bisogno di avere dei veri amici, che non siano gli adulti che frequentano il bar, che pure si sono affezionati a lei (qualcuno fin troppo) e che non sia nemmeno l’amichetta  delle vacanze, una ragazzina un po’ troppo spigliata e precoce, a cui è legata solo dai ricordi di un infanzia spensierata, fatta di giochi e scherzi. Ed ecco, allora conosce Gladys, una ragazzina figlia di gente di cultura; e quest’amicizia spinge Stella a migliorarsi, a impegnarsi nello studio,  per uscire da  quell’ambiente che ormai sente stretto.



Molto brava Sylvie Verheyde, sia nel disegnare il personaggio di Stella, per cui, dice essersi ispirata alla propria vita ed esperienza. Ben delineati gli ambienti che la bambina frequenta maggiormente: il bar e la scuola, entrambi con i loro personaggi, alcuni positivi altri negativi, ma tutti utili per l’evoluzione della protagonista.
Certo il film non è perfetto; alcuni personaggi e alcune situazioni avrebbero richiesto un maggiore approfondimento, ma tutto sommato l’opera si mantiene sempre su un livello molto buono e riesce ad coinvolgere emotivamente.



Tenera la sequenza del ballo alla festa, che non può non ricordare quella de “Il tempo delle mele”, ma senza la furbizia calcolata del film Claude Pinoteau (anche perché i due film affrontano tematiche diverse). Una curiosità è che il film è uscito con il divieto ai minori di quattordici anni, forse a causa di alcuni argomenti delicati, o da parte del linguaggio, ma mio avviso, un divieto quanto meno discutibile…
In ogni caso un film da vedere e recuperare.

lunedì 12 novembre 2018

I cartoni dimenticati (2) - Nello e Patrasche


Quando si parla di cartoni animati tristi quasi tutti tirano fuori i soliti tioli: "Le avventure di Remì", "Anna dai capelli rossi", "Peline Story" e così via, ma a differenza di quello che andrò ora a raccontarvi, questi anime sembrano un carnevale brasiliano, poiché hanno tutti, bene o male, almeno un happy end, cosa che il seguente cartone non ha.



"Nello e Patrasche" è un anime del 1992, prodotto dalla Tokyo Movie Shinsha, basata sul romanzo "Il cane delle Fiandre" di Maria Louise Ramé, in arte Ouida.
La storia è ambientata nelle Fiandre, in Belgio, nei pressi di Anversa alla fine dell'800 e racconta le vicende del piccolo Nello, che orfano di entrambi i genitori, vive con il nonno con il quale si guadagna da vivere vendendo latte. Un giorno, il bambino, trova lungo la strada un cane delle Fiandre ferito, che dopo aver curato, chiamerà Patrasche. Il cane si dimostra subito affettuoso e riconoscente nei confronti del suo nuovo padroncino e da quel momento lo aiuterà nel trasporto del latte dalla casa del nonno alla città.



Dotato di un grande talento per il disegno e la pittura, Nello desidererebbe vedere l'opera di Rubens, per il quale il ragazzo prova grande ammirazione, esposta nella chiesa in città, ma visitabile solo a pagamento.
Nello ripone quasi tutte le speranze per una vita migliore in una gara di disegno ad Anversa, ma la giuria decreta un altro vincitore, sicuramente meno meritevole, ma figlio di un personaggio importante della città. Poco dopo muore il nonno del bambino, che affranto e senza più una casa, vagherà nella gelida notte invernale in cerca di un rifugio, che troverà proprio nella chiesa in cui sono esposte le opere di Rubes (La discesa dalla Croce e L'erezione della Croce). Felice per aver esaudito il suo desiderio, Nello morirà assieme al suo cane, a causa del grande freddo e verranno ritrovati, solo il mattino seguente, abbracciati.



L'anime è stato trasmesso per la prima volta in Italia nel 1994 su Telemontecarlo, in seguito riproposta sullo stesso canale, all'interno del programma "Zap Zap" e poi ritrasmessa con un nuovo doppiaggio da Rai 2 nel 2006 con il titolo "Il mio amico Patrasche"
Questa versione animata del romanzo (ne esiste una precedente del 1975, prodotta dalla Nippon Animation, dal titolo "Il fedele Patrash" e trasmessa in Italia nel 1984) è caratterizzata da disegni curati (i character design sono di Junichi Seki e Satoshi Hirayama) e ricchi di dettagli che ben rendono l'ambientazione fiamminga di fine ottocento e alcune sequenze sembrano quasi dei veri e proprio quadri d'autore.




Io l'ho visto la prima volta diversi anni fa e a conquistarmi furono inizialmente, proprio i bellissimi disegni e poi un po' alla volta mi sono fatto prendere anche dalla storia.
All'inizio della storia il nonno non vuole che Nello coltivi la sua passione per il disegno perché ritiene che proprio a causa di tal passione, il padre del bambino, marito di sua figlia non si sia curato molto della famiglia, portando appunto alla morte sua e della donna. Nello naturalmente continuerà a disegnare e solamente quando il nonno si renderà conto del vero talento del ragazzo non tenterà più di ostacolarlo.



Nel corso della storia, Nello incontrerà mille difficoltà e sarà vittime della cattiveria di molta gente che incontra, soprattutto da parte di adulti, cosa tipica di romanzi di fine ottocento, ma come dicevo all'inizio, a differenze di molti di altri, in questo caso, non c'è happy end; infatti anche il protagonista troverà la morte, che probabilmente si sarà liberato di tante sofferenze e avrà, per lo meno, realizzato il sogno di vedere i quadri che tanto desiderava vedere, ma sicuramente non si può parlare di motivazioni consolatorie per un finale così drammatico. Ricordo che quando lo vidi la prima volta ci rimasi molto male, sperando che magari fosse solo un sogno o una morte apparente, ma così non fu.


Ad ogni modo lo considero un anime molto bello, adatto soprattutto a chi ama le storie drammatiche e con disegni semplicemente splendidi, dunque armatevi di una scatola o due di kleenex e dagli una possibilità.

martedì 6 novembre 2018

Addio Apu? Quando il buonismo diventa patetismo

Ormai la notizia gira in rete da qualche settimana; sembra che la Fox sia intenzionata di eliminare il personaggio di Apu, dalla serie de "I Simpson".
Tutto ha inizio più di un'anno fa, quando il comico americano di origini indiane, Hari Kondabolu ha fatto notare che il personaggio di Apu Nahasapeemapetilon (questo il nome completo del gestore del Jet Market) sia un insieme di stereotipi e pregiudizi che gli occidentali hanno nei confronti degli indiani. Il fatto che il personaggio sia doppiato da un attore bianco poi, non ha fatto che peggiorare le cose; infatti secondo Kondabolu, Apu non sarebbe che un "uomo bianco che imita un uomo bianco che prende in giro mio padre".
Nonostante alla Fox abbiano provato a trovare una soluzione al problema, le continue e insistenti polemiche hanno portato alla decisione di eliminare il personaggio.



Questi i fatti.
Ora, è vero che ormai da diversi anni che i Simpson hanno perso la loro verve e sono diventati una parodia di loro stessi, ma che arrivassero addirittura a rinnegare la loro natura mi pare quanto meno patetico. Quello che, infatti, aveva portato al successo lo show, era la sua irriverenza, il suo prendere in giro la nostra società, soprattutto quella americana, anche attraverso gli stereotipi.; basti pensare a come vengono disegnati i personaggi di origine italiana, ovvero un mafioso (Tony Ciccione) e un cuoco ignorante (Luigi Risotto). Però nessuno ha pensato di eliminare questi soggetti, perché appunto macchiette, che magari caricaturizzano certi italiani, ma non ne sono una vera rappresentazione.



Eppure nel caso di Apu, la questione sembra essere degenerata e pur di evitare accuse di razzismo, gli autori hanno deciso di eliminare il problema alla fonte.
La cosa che mi fa sembrare tutto più assurdo è che, a far nascere le polemiche, sia stato un comico, cioè una persona che dovrebbe ridere di questi stereotipi e giocarci sopra.
Stiamo forse arrivando ad un punto in cui non sarà più possibile fare dell'umorismo e dell'ironia? Ad un eccesso di buonismo che sicuramente non fa bene al mondo dello spettacolo, ma anche alla vita in generale?
E allora meglio il "politicaly incorrect" dei Griffin, certo a volte eccessivi, ma per lo meno che non si svendono per delle polemiche di poco conto.
Probabilmente continuerò a guardare i Simpson, soprattutto i vecchi episodi, infondo ci sono affezionato,  ma la mia delusione è inevitabile.

mercoledì 31 ottobre 2018

Hallowgeek 2018: Quantum Leap - In viaggio nel tempo

Con gli amici della Geek League, per festeggiare Halloween, quest'anno abbiamo deciso di parlare di quegli episodi delle serie tv, riferiti proprio a tele festività.
Io ho deciso di parlare del quinto episodio della terza stagione de "Quantum Leap - In viaggio nel tempo" intitolato "La casa stregata" (The Boogieman in originale)



Prima però, per quelli che non lo conoscono, va fatta una breve sinossi sulla trama del telefilm. ideato e prodotto da Donald P. Bellisario:

Il professor Sam Beckett, inventore del progetto Quantum Leap, che rende possibile il viaggio nel tempo, preoccupato perché il taglio dei finanziamenti, decide di sperimentare egli stesso la macchina del tempo. Si ritrova così nel passato, ma in un corpo che non è il suo. Presto capisce che per poter fare un nuovo salto temporale, deve aiutare la persona della quale ha preso il posto (che nel frattempo si trova in una "sala d'attesa" nel futuro) a risolvere una situazione difficile. Sam continua così a saltare attraverso il tempo, senza un apparente motivo, che si scoprirà solo nell'episodio finale, sperando ogni volta di tornare al suo tempo. Ad aiutarlo nel suo viaggio, c'è Al Calavicci, un osservatore dell'esperimento, che attraverso un continuo contatto celebrale è visibile da Sam grazie ad una proiezione olografica.



Nell'episodio in questione Sam, si ritrova il 31 ottobre 1964, nei panni di Joshua Ray, uno scrittore horror di terz'ordine che assieme alla sua compagna ed assistente Mary Greely, sta organizzando una casa stregata, per festeggiare Halloween a Coventry, cittadina del Maine.
Poco dopo essere arrivato, Sam viene spaventato da Mary e dal giovane Stevie, un vicino di casa e cadendo batte la testa. Una volta ripresosi Sam, studia la situazione per capire il motivo per cui si trova lì.
Mentre sta parlando con Tully, un anziano che sta fissando le imposte delle finestre, questi muore cadendo dalla scala sulla quale sta lavorando.
Sam è sicuro che a far perdere l'equilibrio alla scala sia stata una capra, ma nessuno pare credergli, né Mary, né lo sceriffo Ben Masters, né il suo amico Al.
A questo punto, non essendo lì per salvare la vita a Tully, Sam chiede ad Al di scoprire quale sia il motivo per cui si trova in quel posto.



Nel frattempo continuano le preparazione per la festa di Halloween, ma anche l'anziano Dorothy, muore in casa di Joshua, morsa da un Mamba Nero.
Inoltre, ad ogni morte, un foglio con la descrizione dell'omicidio, compare nella macchina per scrivere di Joshua.
Preoccupato Sam comincia a sospettare di Mary, che sentendosi accusata ha un'attacco epilettico, durante il quale riesce a scaraventare un teschio dall'altra parte della stanza usando la telecinesi.
Una volta accompagnata in ospedale Mary, Sam continua nelle sue indagini e scopre che tutti i morti e anche la stessa Mary fanno parte dei diaconi della Chiesa Presbiteriana.
Al insiste che la colpevole sia proprio la donna, ma su insistenza di Sam, scopre che in realtà essa stessa è in pericolo di vita e che è quella la ragione per la quale egli si trovi in quel posto.
Chiamando l'ospedale, Sam viene a sapere che lo sceriffo è andato a prendere la sua fidanza e preoccupato corre verso casa. Per strada trova lo sceriffo morto all'interno della sua auto rendendo tutto ancora più oscuro e misterioso.



Ancora una volta gli compare di fronte la capra e per evitarla rischia di inestire Stevie, travestito da spaventapasseri, riuscendo però a evitarlo. Nel raccontargli cosa stia succedendo, Sam gli dice che l'auto sembrava guidarsi da sola come "Christine".
Arrivato a casa Sam vi trova Mary e lo sceriffo Ben, ma quando lo prende per un braccio, questi prende le sembianze del suo amico Al. Sam si rende conto solo in quel momento che questi non ha mai usato il portale per andare e venire dal futuro, ne il palmare per mantenersi in contatto con il computer e capisce che dunque non è chi sembra; infatti il vero Al compare in quel momento, spaventato dalla situazione.
Nel conflitto finale, il finto Al gli rivela essere il demonio e di essere lì per impedirgli di continuare a viaggiare nel tempo a salvare vite. Nella lotta con la sua nemesi, Sam cade a terra e si risveglia nuovamente all'inizio dell'episodio, accanto a Mary e Stevie e capendo che il suo è stato tutto un sogno. Un attimo dopo si ricorda di Tully e corre a salvarlo dalla caduta, essendo quella la sua effettiva missione.



Sam racconta il suo sogno a Mary e Stevie, parlando anche dei poteri telecinetici della sua fidanzata. In quel momento arriva la madre di Stevie, che Mary chiama "Signora King", assieme al loro cane che Stevie saluta chiamandolo Cujo. Un attimo prima di fare il nuovo salto temporale, Sam capisce di aver incontrato il giovane Stephen King e di avergli suggerito, involontariamente, le trame di alcuni dei suoi futuri romanzi.




Qui di seguito gli altri partecipanti alla notte più paurosa dell'anno:

Storie da birreria
La Nicchia di Kiral
La Bara Volante
Cent'anni di Nerditudine
Stories
La cupa voliera del Conte Gracula
Moz O'Clock
Pietro Saba World
Non c'è paragone
Orso Chiacchierone
Reign of Ema
Il Cumbrugliume

domenica 28 ottobre 2018

Pelle alla conquista del mondo (1987)

Alcuni impegni mi tengono lontano dal blog, per cui, ecco rispolverata un'altra vecchia recensione:

Lasse è un uomo anziano ed è costretto a emigrare dalla natia Svezia, fino in Danimarca a cercare lavoro e fortuna.
Assieme a lui c'è il figlio undicenne Pelle, avuto in tarda età. Il viaggio è lungo e all'arrivo le cose si dimostrano subito difficili. Fin dall'inizio è molto chiaro il carattere di Lasse, uomo buono e generoso, che ama teneramente il figlio, ma debole di carattere, che parla tanto, ma agisce poco
"Non bisogna accettare la prima offerta" ripete al figlio, riferendosi al lavoro, ma alla fine si vede costretto ad accettare la prima (e unica) offerta che riceve.



Pelle invece all'apparenza timido e dall'aria sempre impaurita, con il passare del tempo si rivela essere di carattere indomito.
All'inizio però sono costretti a subire molte umiliazioni, soprattutto da parte dell'aiuto fattore.
Tuttavia, la speranza di una vita migliore, da la forza ad entrambi di sopportare fatica e mortificazioni.
Veniamo così a conoscenza del microcosmo della fattoria dove padre e figlio lavorano, tutto visto attraverso gli occhi curiosi del piccolo Pelle.



C'è Erik, un altro lavoratore svedese (mal visto dal fattore che lo crede solo un sovversivo), che fa amicizia con Pelle e che gli fa nascere la voglia di andarsene in America (o in Cina), c'è la giovane fantesca che innamoratasi (ricambiata) dal figlio di un benestante locale, annega il figlio nato da quel rapporto per non compromettere il ragazzo, c'è il padrone incallito donnaiolo, che arriva addirittura ad insidiare la giovane nipote che era venuta a passare un periodo di vacanza dagli zii, e dunque una notte subisce la vendetta della moglie, che più non sopportava le sue continue scappatelle.



Con il passare delle stagioni, Pelle oltre a lavorare, inizia a frequentare la scuola, dove subisce altre prese in giro e umiliazioni, da parte dei compagni, mentre Lasse è alla ricerca di una moglie per dare una vita migliore al flui e al figlio (e magari per avere una tazza di caffè a letto).
Quando finalmente sembra averla trovata, un imprevisto fa precipitare le cose, e l'uomo comincia a bere.
A quel punto Pelle decide che è venuto il momento di abbandonare quella sconfortante vita, anche se gli era stata promessa una promozione sul lavoro, e di partire per il Nuovo Mondo. Tuttavia Lasse si sente troppo vecchio e stanco per affrontare un nuovo viaggio, così padre e figlio si devono separare. Pelle, ormai maturo e cresciuto, prende il coraggio a due mani, saluta il padre e parte alla scoperta della sua nuova vita.
 


August dirige una piccola epopea che ci racconta la povertà di inizio secolo (1900) vista attraverso gli occhi di un ragazzino. La storia si base sul primo di quattro volumi dell'omonimo romanzo scritto da M.A. Nexo ed ha avuto già una trasposizione cinematografica, l'anno prima.
Certo nel film non tutto funziona sempre a meglio, a volte sembra eccessivamente prolisso, e secondo alcuni critici è troppo accademico. Invece a me è piaciuto quel taglio da romanzo di formazione, mi sono piaciuti gli sguardi naturalistici del regista (molto bella la fotografia) e il disegno dei personaggi.



Il film mi pare strizzare l'occhio, in parte a romanzi quali Oliver Twist, ma da un certo punto di vista, anche alla letteratura verista di Verga.
Nonostante non abbia la fluidità di altri film nordici del periodo, "Pelle alla conquista del mondo" è un film che non può lasciare indifferenti, e che riesce anche ad affascinare, grazie soprattutto al suo coraggioso protagonista.
Bravissimi i due interpreti principali: Max Von Sydow nel ruolo del padre e Pelle Hvenegaard, in quello di Pelle, così chiamato dalla madre, proprio perché appassionata del romanzo.

venerdì 12 ottobre 2018

Le dimore della paura - Prima parte

Spesso. in film horror/thriller, più che i protagonisti stessi, assurge a ruolo di vero protagonista l'edificio nel quale la pellicola è ambientata; che sia una villa infestata , un hotel maledetto o una casa abitata da feroci assassini, il cinema ama spaventarci destabilizzando le nostre sicurezze, andando a toglierci la sicurezza dei luoghi che più di ogni altro dovrebbero essere sicuri, basti pensare a tutta la serie apocrifa de "La casa"
I titoli che vale la pena ricordare sono però così tanti che dividerò questa lista in due o più parti e sicuramente dimenticherò comunque qualche titolo.
Ma ora, chiudiamo porte e finestre, non apriamo a nessuno, mettiamoci comodi sul divano e aspettiamo che arrivi mattina per poter uscire sani e salvi.

LA CASA: La vicenda è nota: Ash, Scott, Cheryl, Linda e Shelly si recano in uno chalet di montagna; qui un po' alla volta cominciano a verificarsi episodi sempre più inquietanti, fino a quando la casa si popolerà di pericolosi demoni. Non si poteva partire che con questo film; film a bassissimo budget che è divenuto uno dei più grandi cult horror di tutti i tempi. Sam Raimi e i suoi amici, con un gruzzolo di dollari, costruiscono un film realmente spaventoso, che inquieta e disgusta, tale è la quantità di sangue e budella che scorre.



 CHI E' SEPOLTO IN QUELLA CASA?: Uno scrittore divorziato e a cui è da poco scomparso il figli, si trasferisce nella casa di una sua vecchia zia per scrivere un libro sulla sua esperienza in Vietnam. Presto spaventose allucinazioni e terribili incubi cominciano a tormentare l'uomo che dovrà cercare le risposte nel suo passato. Diretta con mestiere da Steve Miner (Venerdì 13 parte II e III, Soul Man, Day of the Dead...) il film è un buon horror con una punta di ironia. 
Va inoltre ricordato che il titolo originale di questo film è "House", cosa che ha messo in crisi i titolisti italiani, dato che il titolo "La casa" era già stato usato per i film di Raimi che hanno dovuto inventarsi qualcosa di nuovo. Infine ricordiamo che il protagonista è impersonato da William Katt, noto al grande pubblico per i suoi ruoli in "Un mercoledì da leoni" e "Carrie - Lo sguardo di Satana" oltre che essere stato il protagonista di "Ralph Supermaxieroe"



PSYCO: Marion Crane ruba quarantamila dollari alla ditta per cui lavoro e poi abbandona la città. Costretta a fermarsi lungo la strada, troverà riparo al Bates Motel, gestito dal proprietario Norman, un giovane timido, succube di una madre autoritaria. La ragazza verrà uccisa nella doccia e il giorno dopo la sorella e il fidanzato si metteranno sulle sue tracce. Film che dire noto è riduttivo; qui abbiamo addirittura due edifici spaventosi: il motel, deserto e arredato con numerosi uccelli impagliati, teatro del primo omicidio, e la casa che lo sovrasta, misteriosa e inquietante che nasconde oscuri segreti. Niente di sovrannaturale dunque, ma solo edifici che celano la follia umana.

 



LA CHIESA: Una cattedrale gotica è costruita sul terreno dove, nel medioevo, è avvenuta una terribile carneficina per mano di alcuni cavalieri teutonici. Ai giorni nostri si stanno eseguendo alcuni lavori di restaurazione all'interno della chiesa, ma non tutto va per il verso giusto e alcuni demoni, liberati per errore, si impossesseranno di diverse persone, causando morte e distruzione nell'edificio.
Michele Soavi, prima di dedicarsi a discutibili fiction, dirigeva un pregevole horror su una sceneggiatura di Dario Argento, in una delle ultime buone cose scritte dal regista romano. Questa volta a essere posseduta è addirittura una chiesa, che dovrebbe essere un luogo sacro e dunque impermeabile alle forze del male, purtroppo le cose non sono così semplici.




THE OTHERS: Grace e i suoi figli vivono in una casa isolata, su un'isola a largo delle coste inglesi. I bambini sono allergici alla luce, dunque non possono mai uscire di casa e la madre ha messo delle regole ferree per i domestici che la aiutano nella gestione della casa. Fatti inquietanti però cominciano a turbare la vita nella casa, tanto che i bambini prima e Grace poi, penseranno che questa sia infestata dai fantasmi. La realtà sarà ben diversa.
Ottimo horror, che combina saggiamente le atmosfere dei classici film sulle case infestate, con qualche jump scare, ben utilizzato e un finale a sorpresa che colpisce lo spettatore. Come detto qui abbiamo a che fare con la più classica delle case infestate, anche se il finale ribalterà le prospettive degli spettatori.




SHINING: Jack Torrance, scrittore in crisi, accetta di lavorare come custode invernale nell'inquietante Overlook Hotel, con la speranza di trovare la giusta concentrazione per il suo nuovo romanzo. Con lui ci sono la moglie e il figlio Danny, dotato di poteri paranormali. Ben presto, le inquietanti presenze che infestano l'albergo, teatro di numerose stragi, si impossesseranno della mente di Jack che tenterà di uccidere la sua famiglia.  Capolavoro del cinema horror di ogni tempo, firmato dal Stanley Kubrick, tratto da un buon romanzo di Stephen King.
In questo film, a essere infestato e un hotel, che dovrebbe assicurare solamente momenti di svago e relax e che invece si rivela essere un luogo di morte.




POLTERGEIST - DEMONIACHE PRESENZE:
"Sono arrivati" dice Carole Ann ai suoi genitori, quando la sorprendono a parlare con la tv in piena notte. all'inizio i due pensano ad un normale gioco da bambini, ma poi strani fenomeni cominciano a manifestarsi nella loro casa. Nonostante ciò, la famiglia non pare troppo turbata, almeno fino a quando la bambina scompare nel nulla, inghiottita dalla casa stessa, attraverso la televisione. Si scoprirà che la casa è costruita sopra un antico cimitero e solo l'intervento di una medium risolverà le cose. Film firmato dalla coppia Hooper-Spielberg, con diversi momenti spaventosi e un tocco di cinema fantastico.
In questo film non ci sono possessioni di persone, infatti è solo la casa a essere posseduta e ad agire come se fosse una cosa viva. Il risultato comunque non cambia e la paura e assicurata.



BALLATA MACABRA: La famiglia Rolf affitta ad un prezzo ridicolo, un'antica casa vittoriana, dove poter passare le vacanze; unica condizione posta dai proprietari è di occuparsi della loro anziana madre che vive nell'attico. In realtà la casa nasconde un orribile segreto che non lascerà scampo alla povera famiglia.
Film che non mi stancherò mai di lodare e che ritengo fin troppo sottovalutato. Diretto ottimamente da Dan Curtis il film spaventa e inquieta senza l'uso di jump-scare o di dettagli macabri, ma solamente grazie ad un sapiente uso delle atmosfere.
Qui abbiamo ancora un differente tipo di edificio spaventoso, infatti non ci sono presenze, fantasmi o demoni, ma è proprio la casa in sé a essere malefica e a usare le persone per i suoi scopi.


Bene, il primo tour delle dimore del male termina qui, ma non preoccupatevi, presto vi porterò in giro per un nuovo tour, nel frattempo tornate a casa vostra, se ancora pensate sia una buona idea...